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Cosa comunica davvero un brand? Il concetto invisibile dietro l'identità

Cosa comunica davvero un brand? Il concetto invisibile dietro l'identità
Grafica e Design
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Stiamo seguendo un cliente in un progetto di rebranding completo. Non possiamo ancora svelare nulla, ma possiamo raccontare ciò che abbiamo già vissuto: l'effetto quasi "terapeutico" del nostro approccio. Durante l'assessment su CTA Studio, sono emersi punti ciechi, intuizioni, emozioni. Il design? Verrà dopo. La vera scintilla è nata quando abbiamo toccato con mano il concetto profondo del brand. Molti credono che un rebrand sia solo un nuovo logo. Ma non è così. La parte più complessa — e affascinante — è scoprire cosa il brand vuole davvero comunicare. Qual è la sua anima? Cosa racconta, anche quando tace?

1. Il pregiudizio sul rebranding: "Basta un logo"

Cosa comunica davvero un brand? Il concetto invisibile dietro l'identità

"Facciamo un logo nuovo, e il gioco è fatto."

Questa frase, così ricorrente, dice molto più di quanto sembri. Rivela una convinzione superficiale e pericolosa: che l'identità di un brand si esaurisca nella sua veste grafica. Ma un logo, per quanto efficace e memorabile, non può parlare da solo. Nel nostro lavoro quotidiano, questa mentalità emerge spesso nei primi colloqui. Il cliente arriva con l'idea di "rinfrescare" l'immagine, pensando che si tratti di cambiare colori, forme, magari font. Ma quando iniziamo a porre le vere domande — quelle che scavano nelle intenzioni profonde, nei valori, nelle frustrazioni, nelle speranze — si apre uno spazio completamente diverso.

Quel "basta un logo" si dissolve. E lascia il posto a una domanda molto più radicale: chi vogliamo essere davvero, come brand? Il pregiudizio non è colpa del cliente. È una semplificazione culturale, alimentata da decenni di marketing estetico e soluzioni rapide. Ma oggi non basta più apparire. Occorre essere.

Un rebrand è un rito di passaggio. Un'occasione unica per rimettere a fuoco la propria identità. E, se ben guidato, diventa anche uno specchio: mostra ciò che siamo diventati e, soprattutto, ciò che possiamo ancora diventare.

2. L'inizio invisibile: assessment psicologico e studio concettuale

Cosa comunica davvero un brand? Il concetto invisibile dietro l'identità

Ogni rebranding efficace inizia nel buio. Non nel senso negativo del termine, ma in quello più creativo e profondo: là dove nulla è ancora visibile, ma tutto è già in potenza. In CTA chiamiamo questa fase "ascolto strategico" e la realizziamo attraverso il nostro portale di assessment: uno spazio dove il cliente si racconta, spesso per la prima volta in modo autentico. Questo momento è delicato. È qui che iniziamo a intravedere il cuore del brand: desideri, paure, contraddizioni. Non chiediamo "che logo vuoi?", chiediamo: come vuoi essere percepito? Quale cambiamento vuoi portare nel mondo? Quali emozioni vuoi generare nel tuo pubblico? Queste domande aprono un varco. Perché spesso le risposte non sono pronte. Anzi, obbligano a fermarsi, a riflettere, a (ri)scoprire le fondamenta stesse del progetto. Non si tratta solo di strategia: si tratta di psicologia, di identità, di vocazione. Nel nostro lavoro abbiamo visto imprenditori emozionarsi nel rileggere le risposte emerse dal nostro assessment. Perché quando la parte concettuale viene alla luce, tutto cambia: il design non è più un vestito da scegliere, ma una conseguenza naturale di una consapevolezza nuova.

Un brand non è un contenitore: è un archetipo narrativo, una voce. Ma per dargli voce, bisogna prima saperlo ascoltare. E questo ascolto inizia sempre nel buio fertile dell'interiorità.

3. Il concetto prima del corpo: costruire senso, non forma

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Ogni brand autentico nasce prima come pensiero. Come visione del mondo. Come posizione. Il logo, i colori, il sito web, vengono dopo. Sono traduzioni visive, strumenti, non la sostanza.

Quando iniziamo un progetto, una delle domande che poniamo è: se il tuo brand fosse una voce, cosa direbbe? È da lì che parte tutto. Il concetto è la grammatica segreta di ogni marchio: orienta scelte, ispira linguaggi, guida comportamenti. È una bussola.

WASP: stampare un futuro possibile

Un esempio che ci ha sempre ispirato è WASP (World’s Advanced Saving Project), azienda italiana pioniera della stampa 3D. WASP non vende semplicemente stampanti: incarna un’idea precisa — quella di un futuro più equo, sostenibile, collaborativo, dove la tecnologia è al servizio della vita e non del profitto fine a sé stesso. Questo concetto guida tutto: dai progetti open-source all’impegno per la stampa di case in argilla per comunità vulnerabili. Il design delle macchine, l’identità visiva, persino il tono comunicativo sono conseguenze naturali di una visione nitida.

Abbiamo raccontato la loro storia qui: Case in terra stampate in 3D: è questo il futuro dell’architettura sostenibile?

Alce Nero: il biologico come visione culturale

Un altro caso virtuoso è Alce Nero, storico brand italiano del biologico. Anche qui il concetto precede ogni immagine: agricoltura consapevole, rispetto della terra, tracciabilità radicale. Alce Nero non si limita a "vendere bio". Comunica un rapporto profondo con il suolo, con le comunità contadine, con il tempo naturale delle cose. Ogni elemento del brand — dal pack al linguaggio, fino alle scelte distributive — è orientato da una direzione valoriale fortissima.

Entrambi questi esempi dimostrano che il concetto è tutto, perché è ciò che resiste ai cambiamenti. È ciò che rende un brand coerente, riconoscibile, profondo.

Un brand senza concetto è un corpo senza direzione. Ma quando il concetto c'è, tutto il resto — naming, visual, tone — scorre in modo naturale. Il brand prende forma come un’identità viva, riconoscibile, impossibile da confondere.

4. La parola che manca: cosa succede quando un brand è solo immagine (Il caso Abercrombie & Fitch)

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Un brand che vive solo nella sua estetica è come un attore che conosce le battute, ma ha dimenticato il personaggio. Sulla scena può sembrare perfetto, ma dopo qualche minuto lo spettatore si accorge che qualcosa non torna. Manca l’intenzione. Manca l’anima.

Nel branding, questo si traduce in una disconnessione. Il pubblico percepisce la bellezza, ma non si sente coinvolto. L’identità grafica, per quanto raffinata, resta una facciata. Senza una narrazione, senza un pensiero forte a sostenerla, si esaurisce in fretta.

Il caso Abercrombie & Fitch: un'identità solo di superficie

Per anni, Abercrombie & Fitch è stato l’esempio per eccellenza di un brand costruito sull’immagine. Modelli bellissimi, ambientazioni patinate, negozi trasformati in discoteche. Il messaggio? Appartenenza, esclusività, culto della bellezza. Ma sotto quella superficie glamour non c’era un vero concetto. Nessuna missione, nessun valore inclusivo, nessuna connessione emotiva autentica.

Il declino è iniziato nei primi anni 2010. Oltre al progressivo cambio culturale, Abercrombie è stata travolta da numerose polemiche. L'ex CEO Mike Jeffries dichiarò pubblicamente che il brand era destinato solo a persone "magre e belle", escludendo di fatto chi non rientrava in quei canoni. Ci furono cause legali per discriminazione razziale nella selezione del personale, e proteste per le politiche di esclusività. L'immagine si sgretolava, e dietro non c'era nulla a sorreggerla. Tra il 2012 e il 2018, l'azienda ha chiuso oltre 180 negozi nel mondo. Le vendite sono crollate. Abercrombie era diventato sinonimo di un modello sociale elitario e divisivo, ormai inaccettabile per le nuove generazioni. Oggi il brand sta tentando un rebrand completo, basato su valori inclusivi, storytelling autentico, diversità. Ma il danno reputazionale è stato enorme. È la dimostrazione concreta che un brand costruito solo sull'immagine non è sostenibile. Non nel lungo periodo.

L’illusione del bello: perché non basta

Il design è fondamentale, certo. Ma deve essere radicato. Deve esprimere qualcosa. Un'identità visiva efficace è quella che comunica un senso prima ancora di essere compresa. Se manca il concetto, il design rischia di diventare un abito senza corpo. Un brand senza narrazione è un monologo senza ascolto. Un logo senza significato è solo un disegno.
E le persone, oggi, chiedono molto di più.

5. Il design come conseguenza, non premessa

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Nel nostro lavoro quotidiano, ci capita spesso di incontrare clienti che desiderano iniziare un progetto di branding o rebranding partendo dal design: “Vorremmo un nuovo logo”, “Ci serve una palette colori più moderna”, “Il nostro sito ha bisogno di un restyling”. Sebbene queste richieste siano comprensibili, rappresentano un approccio invertito rispetto a quello che riteniamo efficace.

Il concetto guida il design

Il design dovrebbe essere la manifestazione visiva di un concetto solido e ben definito. Senza una base concettuale chiara, il rischio è di creare un'identità visiva esteticamente piacevole ma priva di significato e coerenza. Come afferma Marty Neumeier nel suo libro The Brand Gap: “Un brand è il sentimento istintivo di una persona su un prodotto, servizio o organizzazione. Non è ciò che dici che è, ma ciò che loro dicono che è”.

L'importanza della coerenza

La coerenza tra il concetto di brand e il design è fondamentale per costruire fiducia e riconoscibilità. Secondo uno studio di Lucidpress, le aziende che mantengono una coerenza di brand hanno registrato un aumento dei ricavi del 33% rispetto a quelle che non lo fanno. Inoltre, l'81% dei consumatori afferma di dover fidarsi di un brand per considerare l'acquisto di un prodotto o servizio (fonte: explodingtopics.com).

Il processo di CTA Studio

Nel nostro approccio, il design arriva solo dopo un'attenta fase di assessment e definizione del concetto di brand. Utilizziamo strumenti come il nostro portale CTA Studio per guidare i clienti attraverso un percorso di introspezione e scoperta, al fine di identificare i valori, la missione e la visione che devono essere comunicati. Solo una volta che questi elementi sono chiari, procediamo alla fase di design, assicurandoci che ogni scelta visiva sia una diretta conseguenza del concetto definito.

8. Conclusione: il concetto è il design più potente

Quando parliamo di brand identity, ci riferiamo a qualcosa che va oltre la superficie. Ci riferiamo a un nucleo concettuale che guida, ispira e informa ogni scelta estetica, comunicativa e strategica. La vera forza di un brand non risiede nella bellezza del suo logo, ma nella coerenza tra ciò che è, ciò che dice e ciò che fa.

Ogni paragrafo di questo articolo ci ha accompagnato in un percorso preciso: dalla disillusione del "basta un logo", alla profondità dell’ascolto interiore, dall’importanza del concetto alla necessità di un design radicato, fino ai rischi concreti di un brand costruito solo sull’immagine. Abbiamo visto come il concetto non sia un lusso per marchi visionari, ma la condizione essenziale per esistere in modo autentico e riconoscibile nel 2025.

In un mondo saturo di stimoli visivi, l’unica vera differenza la fa la sostanza. E la sostanza è il concetto, l'anima.

Senza un pensiero chiaro, un brand non ha voce. Senza un'identità profonda, non genera relazione. Senza un posizionamento emotivo, non viene ricordato.

Ecco perché per noi di CTA Studio il design è la parte più divertente, ma anche quella più facile: perché arriva quando tutto il resto è già accaduto. Quando il cliente ha fatto un percorso, ha messo ordine nella propria identità, ha dato voce alla propria visione. Solo allora, il design diventa potente. Non perché è bello, ma perché è vero.

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