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Gli scrittori che avevano già intuito l'AI (e ciò che avrebbe detto su di noi)

Gli scrittori non hanno previsto l'intelligenza artificiale come oggi la conosciamo. Hanno fatto qualcosa di più potente: hanno intuito le domande che ci avrebbero perseguitato. Chi siamo? Chi vogliamo diventare? Fino a che punto possiamo delegare le nostre decisioni? Rileggere questi autori oggi è un atto di lucidità. Non per sapere cosa accadrà, ma per capire meglio cosa ci sta già accadendo. E magari scegliere, con più consapevolezza, quali storie vogliamo scrivere noi. C'è una domanda che affiora ogni volta che parliamo di intelligenza artificiale: "Qualcuno lo aveva previsto?". Ed è più di una semplice curiosità intellettuale. È il bisogno di capire se questa rivoluzione ci stia accadendo addosso o se, in fondo, fosse già scritta da qualche parte. In effetti, alcuni scrittori — molto prima che nascessero i moderni algoritmi — avevano già immaginato mondi abitati da macchine pensanti. Alcuni con speranza, altri con paura. Ma tutti con un'intuizione sorprendente: la tecnologia non cambia solo le nostre vite, cambia chi siamo. Questo articolo esplora le visioni letterarie che hanno anticipato (o ispirato) l'intelligenza artificiale, le paure che hanno seminato, le domande che ci hanno lasciato. Perché per capire dove stiamo andando, forse dobbiamo rileggere dove pensavamo di andare.
31.5.25
Team CTA
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